Pane disceso dal cielo

jg 18 bread2Il pane disceso dal cielo

Rivolgiamoci a lui che ha compiuto tali cose, egli è il pane disceso dal cielo(cf. Gv. 6, 41); ma un pane che fa ristorare e non si può consumare; un pane che può nutrire e non si può esaurire.

Anche la manna era figura appunto di questo pane. Al riguardo fu detto: Ha dato loro il pane del cielo, l'uomo ha mangiato il pane degli angeli (Sal. 77, 24-25). Chi, se non Cristo, è il pane dei cielo? Ma perché l'uomo potesse mangiare il pane degli angeli, il Signore degli angeli si è fatto uomo. Perciò, se tale non si fosse fatto, non avremmo il suo corpo; non avendo il corpo proprio di lui, non mangeremmo il pane dell'altare. Affrettiamoci verso l'eredità, perché ne riceviamo un pegno eccellente. Fratelli miei, desideriamo la vita di Cristo, ne abbiamo infatti il pegno, la morte di Cristo. Come non ci darà i suoi beni egli che soffrì i nostri mali? In questa terra, in questo mondo posto nel maligno, che cosa si trova in abbondanza se non il nascere, il tribolare, il morire? Passate al crivello le vicende umane, smentitemi, se non sono sincero. Osservate se tutti gli uomini sono in questo mondo per un fine diverso dal nascere, tribolare e morire. Tali sono i prodotti della nostra regione, essi quaggiù abbondano. Per avere di tali merci, quel Mercante vi discese. E poiché ogni mercante dà e riceve, dà quel che possiede e riceve quel che non possiede; quando acquista qualcosa dà il denaro e riceve quello che acquista. Anche Cristo, in questo commercio, ha dato e ha ricevuto. Ma che ha ricevuto? Ciò che quaggiù si trova in abbondanza: il nascere, il tribolare, il morire. E che cosa ha dato? Il rinascere, il risorgere, il regnare per l'eternità. O Mercante buono, acquistaci! Che sto a dire "acquistaci " quando dobbiamo rendere grazie perché ci hai già comprati? Tu versi per noi il nostro prezzo, beviamo il tuo sangue; versi così per noi il nostro prezzo. Noi leggiamo il Vangelo, il nostro documento. Siamo i tuoi servi, siamo tua fattura; ci hai creati, ci hai riscattati. Ognuno può comprarsi uno schiavo, quanto a crearlo, non può; il Signore, invece, e ha creato e ha riscattato i suoi servi; li creò perché avessero l'esistenza, li riscattò perché non fossero schiavi per sempre. Finimmo, infatti, in mano al principe di questo mondo, che ingannò Adamo e lo asservì e dette inizio al suo dominio su di noi, diventati come schiavi nati. Venne, però, il Redentore e il seduttore fu vinto. E il nostro Redentore come trattò chi ci aveva resi schiavi? Per il nostro riscatto tese come trappola la sua croce; vi pose, quale esca, il suo sangue. A quello, invece, fu possibile far versare questo sangue, non meritò di berne. E per il fatto che fece versare il sangue di chi nulla gli doveva, fu obbligato a restituire i debitori; sparse il sangue dell'innocente, fu obbligato a rilasciare i colpevoli. In realtà, il Signore versò il proprio sangue allo scopo di cancellare i nostri peccati. Quindi ciò che convalidava il potere di quello su di noi fu distrutto dal sangue del Redentore. Non altrimenti che con i vincoli dei nostri peccati ci teneva infatti schiavi. Ecco, queste le catene della schiavitù. Egli venne, legò il forte con le catene della sua passione; entrò nella dimora di lui, vale a dire nei cuori degli uomini, dove quello abitava, e gli portò via i vasi suoi (cf. Mt 12, 29). Siamo noi i vasi. Quello li aveva colmati della sua amarezza. Anche al nostro Redentore, nel fiele, dette da bere tale amarezza. Quello ci aveva perciò colmati come vasi di sua proprietà, ma il Signore nostro, afferrando i vasi di lui e facendoli propri, li vuotò dell'amaro e li colmò di dolcezza.