Maestro di umiltà

Cristo maestro di umiltà

Grida il Maestro degli angeli. Grida il Verbo di Dio, del quale si nutrono tutte le intelligenze senza che si riduca, cibo che ristora conservandosi integro... grida per dire: Imparate da me (Mt 11, 29).

Il popolo dia ascolto a lui che parla: Imparate da me. Risponda: Che impariamo da te? Non so infatti che ascolteremo dal sublime artefice, quando dice: Imparate da me. Chi è che dice: Imparate da me? Chi ha creato la terra, chi ha separato il mare dalla terra arida, chi ha creato gli uccelli del cielo, chi ha creato gli animali terrestri, chi ha creato tutti gli esseri acquatici, chi pose nel cielo gli astri, chi differenziò il giorno dalla notte, chi fissò il firmamento stesso, chi separò la luce dalle tenebre; egli appunto dice: Imparate da me. Forse per caso ci dirà di fare con lui tali cose? Chi può farlo? Solo Dio le compie. Non temere - dice - non intendo aggravarti. Da me impara ciò che sono diventato per te. Imparate da me, dice, non a dare l’essere alla creatura che per mezzo di me è stata creata. Neppure dico di apprendere quelle opere che ho concesso di realizzare ad alcuni, ai quali ho voluto, non a tutti: risuscitare i morti, rendere la vista ai ciechi, aprire le orecchie dei sordi; e non pensate di imparare da me tali cose quasi che d’importanza. Ne godettero i discepoli e tornarono pieni di gioia, dicendo: Signore, nel tuo nome, anche i dèmoni si sottomettono a noi. Il Signore disse loro: Non rallegratevi perché i dèmoni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto che i vostri nomi sono scritti in cielo (Lc 10, 17. 20). A chi volle concesse di scacciare i dèmoni, a chi volle concesse di risuscitare i morti. Tali miracoli si realizzarono anche prima dell’incarnazione del Signore: morti risuscitati, lebbrosi mondati. Noi leggiamo queste cose; e chi fece tali cose, se non colui che, in seguito, dopo Davide, é Cristo-Uomo e, prima di Abramo, è Cristo-Dio? Egli ha dato di compiere tutte queste cose, egli le ha compiute per mezzo di uomini, tuttavia non lo ha concesso a tutti. Forse che non devono avere speranza coloro ai quali non è stato dato, e dire di non aver parte con lui perché non hanno meritato di ricevere tali doni? Nel corpo vi sono le membra: altra facoltà di quel membro, altra dell’altro membro. Dio formò il corpo; non ha conferito all’orecchio la facoltà di vedere né all’occhio quella di udire, non il senso dell’odorato alla fronte, non il gusto alla mano. Non ha dato queste cose: ma a tutte le membra ha dato la sanità, ha dato compagine, ha dato unità. Con lo spirito, ugualmente, vitalizzò, unì tutte le membra. Così, dunque, non ha dato a uno di risuscitare i morti, altri non hanno avuto il dono della parola; tuttavia, che cosa ha dato a tutti? L’abbiamo ascoltato dire: Imparate da me che sono mite ed umile di cuore (Mt 11. 29). A che giova se uno compia miracoli, ma sia superbo, non sia mite ed umile di cuore? Non saranno considerati nel numero di quelli che alla fine [dei tempi] si presenteranno e diranno: Non abbiamo noi profetato nel tuo nome e compiuto molti miracoli nel tuo nome? Ma che ascolteranno? Non vi conosco, allontanatevi da me tutti voi, operatori di iniquità (Mt 7, 22-23).

Allora che è che giova e valga la pena di apprendere? Che io sono mite - dice - e umile di cuore. Inculca la carità, ma la carità vera e propria, senza contraddizioni, senza vanteria, senza alterigia, senza doppiezza. Questo inculca colui che dice: Imparate da me che sono mite e umile di cuore.