Beni materiali

Perché la Chiesa possiede beni materiali in grande quantità ?

Tutto ciò che di materiale abbiamo a disposizione su questa terra appartiene a Dio e da Lui proviene. Quindi il fondamento dei beni terreni, concreti o astratti che siano, è buono.

E’ dato all’uomo sulla base dell’uso farne cose “buone” o cose “cattive” e lo diventano quando l'uomo le trasforma in idoli, davanti ai quali si prostra e ne è schiavo; si nobilitano, invece, quando si usano come strumenti di bene, in un compito cristiano di giustizia e di carità. Non dobbiamo correre dietro ai beni materiali, come se in essi fosse il nostro tesoro, “non accumulatevi tesori sulla terra, dove tignola e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano; accumulatevi invece tesori nel cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove ladri non scassinano e non rubano. Perché là dov'è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore” (Mt 6,19-21).

Quindi il punto non è il quantitativo di beni materiali posseduti ma il modo in cui questi vengono usati dalla Chiesa a cui Cristo ne ha garantito la perenne assistenza ma non la fedeltà degli uomini che la compongono. Se ciò significa che certamente sovente anche in seno alla Chiesa i beni gestiti dai suoi membri si pervertono, l’assistenza ai poveri, ai deboli presenti nella comunità della Chiesa, è sorta con la Chiesa stessa e ne è stato sempre un baluardo. La presenza dei poveri nella Chiesa si spiega con la precarietà della vita umana per cui ci saranno sempre vedove, malati, vecchi, bambini orfani che non è lecito abbandonare al loro destino senza soccorsi. Nel mondo antico la pratica dell’assistenza colpì molto i pagani. L’imperatore Giuliano, nel tentativo di rianimare il paganesimo, ordinò che col patrimonio dei templi pagani fosse istituito un programma di assistenza a somiglianza di quello cristiano, ma senza successo. A Cesarea di Cappadocia il vescovo Basilio dette vita all’ospedale più famoso del mondo antico, con organizzazione e strutture considerate insuperabili. In occidente, a partire dal VI secolo, ebbe il massimo sviluppo il monachesimo benedettino. Il monastero divenne l’unico centro sociale organizzato, l’unico centro di cultura, l’unica oasi di razionalità in mezzo a una società imbarbarita che faceva riferimento ai principi di una mentalità primitiva. Il monastero forniva alloggio ai viaggiatori e, quando si ammalavano, metteva a disposizione un’infermeria. Viaggiatori, bambini, vecchi, malati, mendicanti erano assistiti dai monaci e perciò la fondazione di un monastero nuovo era opera altamente benefica per tutta la società. E così via nel corso della storia con la nascita di nuove forme di assistenza, come le missioni, fino ai giorni nostri.

Dio non pretende la povertà materiale da nessuno dei suoi figli, vuole che i beni materiali non li portino alla povertà spirituale e per questo Cristo avverte chiaramente del pericolo, “ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno dei cieli” (Mt 19,24). Vale anche per gli uomini di Chiesa.