Cammino di santità

Giovanni Paolo II 2

GIOVANNI PAOLO II: “LA CONFESSIONE NON È SOLO LA REMISSIONE DEI PECCATI, MA UN CAMMINO VERSO LA SANTITÀ"

 

 

CITTA’ DEL VATICANO, lunedì 29 marzo 2004 (ZENIT.org).- La remissione dei peccati non è il solo beneficio del Sacramento della confessione, il cammino di perdono, di grazia insieme all’Eucaristia porta il cristiano verso la perfezione, ha affermato Giovanni Paolo II.

Così il Papa ha descritto gli aspetti essenziali della confessione ricevendo il 27 marzo scorso in Vaticano i partecipanti al Corso sul Foro interno della Penitenzieria apostolica, presieduto dal cardinale James Francis Stafford, Penitenziere Maggiore.

”Il frutto della confessione - ha spiegato il Santo Padre - non è solo la remissione dei peccati, necessaria per chi ha peccato. Esso opera una autentica risurrezione spirituale, restituisce la dignità e i beni della vita dei figli di Dio, di cui il più prezioso è l’amicizia con Dio”.

Per questo motivo, ha continuato il Pontefice “sarebbe illusorio voler tendere alla santità, secondo la vocazione che ciascuno ha ricevuto da Dio, senza accostarsi con frequenza e fervore a questo sacramento della conversione e della santificazione”.

”La chiamata universale alla santità, - ha precisato in seguito – ha nel Sacramento della riconciliazione una premessa decisiva”. 

“E’, infatti, il sacramento del perdono e della grazia, dell’incontro che rigenera e santifica, il sacramento che, insieme con l’Eucaristia, accompagna il cammino del cristiano verso la perfezione”.

“Mai saremo abbastanza santi da non avere bisogno di questa purificazione sacramentale - ha affermato il Vescovo di Roma – l’umile confessione, fatta con amore, suscita una purezza sempre più delicata nel servizio di Dio e nelle motivazioni che lo sostengono”.

“Chi si confessa con frequenza, e lo fa con desiderio di progredire, - ha detto il Pontefice - sa di ricevere nel sacramento, con il perdono di Dio e la grazia dello Spirito, una luce preziosa per il suo cammino di perfezione”.

“Di Confessione in Confessione, il fedele sperimenta una sempre più profonda comunione con il Signore misericordioso, fino alla piena identificazione con Lui, che si ha in quella perfetta "vita in Cristo" in cui consiste la vera santità”. 

Dopo aver riflettuto sulla bellezza di questo sacramento e aver apprezzato “l’opportunità della sua celebrazione assidua e fervente”, il santo Padre ha sottolineato che: “Esso è un dono anche per noi sacerdoti che, pur chiamati ad esercitare il ministero sacramentale, abbiamo le nostre mancanze da farci rimettere. La gioia di perdonare e di essere perdonati vanno insieme”.

“Grande responsabilità di tutti i confessori è di esercitare con bontà, sapienza e coraggio questo ministero. Loro compito è di rendere amabile e desiderabile questo incontro che purifica e che rinnova nel cammino verso la perfezione cristiana e nel pellegrinaggio verso la Patria”, ha concluso il Pontefice.

Monsingor Gianfranco Girotti, reggente della Penitenzieria Apostolica, in un’intervista rilasciata ai microfoni di “Radio Vaticana” nel descrivere le qualità di un buon confessore ha sottolineato come egli debba sempre mostrarsi “accogliente, sereno, non frettoloso" conservando "la massima cortesia", senza dimenticare che il "confessore svolge un compito paterno, perché rivela agli uomini il cuore del Padre e impersona l’immagine di Cristo, buon Pastore”.

Constatando che il Sacramento della Penitenza “ha subito negli ultimi tempi un appannamento nella pratica”, il monsignore ha poi raccontato un aneddoto legato a don Lorenzo Milani, “il sacerdote educatore fiorentino, famoso per l’esperienza della sua scuola di Barbiana”, al fine di descrivere l’importanza della Confessione

“A chi gli chiedeva perché non avesse lasciato la Chiesa cattolica che, a loro dire, l’aveva duramente provato – ha detto monsignor Girotti - egli rispondeva: “E dove mai avrei trovato chi mi perdonasse i peccati”.