LA RISURREZIONE DI LAZZARO

Quaresima-5-vignetta

 

LAZZARO

 

 

 

 

 

(L. Bissoli)  


Premessa:

La Risurrezione di Lazzaro, Giovanni 11, 1-44

Prosegue, alacremente, il lavoro del ciclo pittorico che sta arricchendo la navata centrale della Basilica e siamo arrivati a gustare la terza icona che fa memoria e celebra la risurrezione di Lazzaro, così come la possiamo leggere nel Vangelo di Giovanni (11,1-44), l’unico evangelista che ne parla.

 

Note tecniche

Il supporto di questa nuova opera, così come sarà per tutte le altre in programma, è stato eseguito su una foglia di legno supportata da tela (produzione della nota azienda Tabu SpA di Cantù), usando, come d’abitudine, secondo l’antica arte iconografica, pigmenti minerali e naturali misti con arte e con segreti di bottega a tuorlo d’uovo con funzione di legante. Il dipinto sarà collocato unitamente a quello della guarigione del cieco nato al quale l’artista sta lavorando, sulla parete di destra della navata centrale, segnando nuove tappe del cammino proposto dai Vangeli quaresimali nel rito ambrosiano.

La stretta e feconda collaborazione tra il committente, don Gianluigi Panzeri e il pittore Iulian Rosu, ha consentito di rappresentare la risurrezione di Lazzaro con grande rilevanza catechetica e potente intensità estetica, favorita da un illuminato cromatismo.

 

 

Presentazione del dipinto

L’avvenimento di Lazzaro richiamato da Gesù dalla morte alla vita è ambientato nell’area cimiteriale del piccolo paese di Betania – periferia di Gerusalemme - caratterizzata da robuste rocce raffigurate secondo la secolare tradizione bizantina che non tiene conto della prospettiva. Il luogo non è però isolato. Non manca, infatti, il legame con Gerusalemme e il Tempio, che si vede in alto. Non è, infatti, per nulla casuale che al Tempio è affiancata la moderna struttura dell’edificio battesimale della basilica, che sappiamo ispirata dal Card. Schuster (la consacrò nel 1940) sul modello di Sant’Aquilino presso San Lorenzo alle colonne da lui ritenuto il battistero dell’antica città di Milano. Volle che il battistero fosse esterno, a pianta ottagonale e separato dalla Basilica, seguendo le ispirazioni del nostro patrono Ambrogio e le consuetudini della prima Chiesa ambrosiana. Il senso del Battistero nella scena di Lazzaro è il seguente: chi riceve il battesimo deve far morire l’uomo vecchio e risorgere creatura nuova; ricevere il sacramento del battesimo è infatti iniziare una vita nuova, una vita da risorti, come dice san Paolo (Col 3,1). Come è noto, fino all’anno 1000 i battesimi venivano amministrati in un solo giorno all’anno, nella veglia Pasquale nella quale si annuncia il cuore della fede cristiana, la risurrezione di Gesù, Gesù che vince la morte.

Tale scelta rimarca l’unità, la continuità e l’armonia tra l’Antico, il Nuovo Testamento e la vita della Chiesa.

Al centro del dipinto si staglia la snella figura del Messia con sontuose vesti sacerdotali che rimarcano la sua maestà divina, l’essere portatore di vita e vincitore sulla morte. Nella mano sinistra porta un cartiglio avvolto come vuole la tradizione bizantina, per significare che Gesù stesso è la Parola di Dio.  Per la ricca aureola di Gesù è stata usata foglia d’oro zecchino. Gesù dopo aver pregato il Padre, ha un gesto quasi imperioso e dice a gran voce: Lazzaro, vieni fuori! Dopo queste parole, tutto sembra essere sospeso, il silenzio e l’attesa sono palpabili.

Alla sinistra, con uno scorcio di case di Betania, c’è un gruppo di discepoli. Si riconoscono San Pietro che porta al collo le due chiavi, San Tommaso che con aria interrogativa ha il dito puntato verso Gesù, l’apostolo Andrea ai margini del gruppo e l’apostolo più giovane, l’evangelista Giovanni, inginocchiato e con la mano destra con la quale ha scritto la Parola di Dio coperta, per rispetto, come in uso nella pittura bizantina. Si può individuare anche Tommaso che con aria interrogativa ha il dito puntato verso Gesù.   L’atteggiamento di tutti è di sorpresa che ancora non si è trasformata in gioia.

Ai piedi di Gesù vi sono le due sorelle di Lazzaro Maria e Marta che affranta per la morte del fratello tenendo i bordi dell’abito di Gesù dice, con tono di supplica e senza speranza: “Signore se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto”. Dietro di lei c’è Maria con la mano sul viso per esprimere stupore e meraviglia nel vedere il proprio fratello ritornato in vita.

Lazzaro, con un atteggiamento sorpreso, sta già uscendo dalla tomba scavata nella roccia, avvolto ancora dalle bende di un insolito colore rosato, che un amico sta sciogliendo. Alla sua destra si nota un giovane che ancora trattiene il masso decorato che chiudeva la tomba.

Alla base del dipinto è riportato ciò che Gesù aveva risposto a Maria: “Io sono la risurrezione e la vita. Chi crede in me, anche se muore, vivrà …”.

Tale frase è trascritta con eleganti caratteri alla base del dipinto che raffigura un terreno tagliato. Certamente non poteva essere scritta in altro punto del dipinto come si usa nei “fumetti”, ma qui tale scelta ci ricorda, che la Resurrezione di Cristo è il fondamento della nostra fede, come il fecondo humus che nutre la terra.

 

(L. Bissoli)