UNZIONE DI GESU'

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Premessa: Note tecniche.

Come per la prima icona dell’Annunciazione il dipinto è stato eseguito su uno speciale supporto di tela e sottile legno, di circa 20 m quadri, usando pigmenti minerali e naturali misti a tuorlo d’uovo con funzione di legante. È stata usata foglia d’oro zecchino per la ricca aureola di Gesù e d’argento per la borsa di Giuda. Il vivace e affascinante dipinto di Iulian Rosu è stato collocato, venerdì 8 gennaio, sulla parete di destra della navata centrale della basilica. Il pittore sempre attento ai suggerimenti di don Gianluigi Panzeri ha rappresentato con grande fedeltà la pagina del Vangelo di Giovanni (Cap. 12,1-11), integrandola con alcune sottolineature di forma e di colore che esaltano l’avvenimento e consentono una più approfondita “lettura” da parte dei fedeli di questa vivace comunità di cristiani.

Prendendo nota delle spiegazioni, profusamente offerte, sia da don Panzeri che da Rosu, eccoci a presentare questa Icona che è caratterizzata da un preciso specifico simbolismo che ora vediamo di scoprire.

 

Presentazione del dipinto

La sera prima del solenne ingresso a Gerusalemme, Gesù si ferma a cena in un momento di festa con Lazzaro ritornato in vita, Maria e Marta[1]. Sappiamo che Gesù amava moltissimo questi tre fratelli ed era spesso loro ospite quando si recava a Gerusalemme.

La scena si svolge nella casa di Betania raffigurata secondo gli schemi classici bizantini, ma calata nella realtà architettonica della basilica dei SS. Nereo e Achilleo ben riconoscibile nel ciborio che è sopra la persona Gesù. Il Messia indossa sontuose vesti sacerdotali per sottolineare il suo essere Sommo Sacerdote della Nuova Alleanza, ma sul suo mantello, di un blu intenso, si vede un ornamento a forma di croce che è un richiamo al suo ormai prossimo sacrificio supremo ed eterno.

Al centro, in primo piano un grande tavolo a semicerchio, imbandito con varie suppellettili con fichi, uva, olive, melograni, tre mele, vino, pane e tre pesci. Tutti prodotti della terra che sono anche un richiamo all’Antico Testamento, alle parabole di Gesù, alla sua Passione e, in particolare, all’Eucarestia.

Tra le suppellettili ritroviamo un calice che ricorda nella forma di quello della Prima Messa di don Panzeri. All’estremità destra del tavolo vediamo una preziosa brocca di colore verde dipinta con polvere di smeraldo, mentre il pigmento di dioptasio[2] è usato, diluito, per sottolineare le parole scritte sul bordo della tovaglia quasi fosse un prezioso ricamo.

Vediamo ora di riconoscere i personaggi raffigurati nella ricca scena.

Ecco Lazzaro, anch’egli elegantemente vestito, che regge un piatto con due pesci. A lui vicino c’è Marta, la sempre affaccendata sorella, che porge un vassoio con acqua, latte e formaggio.

Ai piedi Gesù vediamo Maria che dopo aver unto i piedi del Maestro con profumo di nardo “assai prezioso” (Gv 12,3), li asciuga con i suoi lunghi capelli. Il suo atteggiamento manifesta il suo amore e attaccamento a Gesù. Si noti anche la ricercatezza del contenitore del prezioso profumo ricoperto da oro zecchino in foglia.

Alle spalle di Maria vediamo un giovane seduto su uno sgabello. Si tratta dell’evangelista e apostolo Giovanni che segue con attenzione ciò che sta accadendo. E’ infatti lui a narrare questa cena della cena di Betania nel suo Vangelo. Nella tradizione bizantina la mano destra, con la quale i quattro evangelisti hanno scritto il S. Vangelo, è dipinta, per rispetto, sempre coperta.

Proseguendo nella nostra “lettura” vediamo, sulla destra un gruppo di sei persone. Sono altri apostoli, anch’essi evidentemente invitati a far festa a Betania. Vestono colorati abiti e due di essi sono immediatamente riconoscibili: Giuda, con l’immancabile borsa con il denaro (rivestita con foglia d’argento) e Pietro con due chiavi poste, significativamente, sul suo petto, ha gli occhi chiusi come se stesse intensamente pensando al gesto di Maria e annusando con intensità la fragranza di quel profumo. Il terzo apostolo, non riconoscibile, si accarezza, dubbioso, la lunga barba. Un atteggiamento causato dalle parole di Giuda che, con evidente gesto nervoso, gira la sua testa, addita Gesù e Maria dicendo che quell’atto rappresentava un inutile spreco e che sarebbe stato meglio vendere quel prezioso profumo per 300 denari e aiutare i poveri. Si noti che Giuda è l’unico personaggio che non guarda verso Gesù e si estranea dalla scena.

Alla “provocazione” di Giuda, Gesù, che con un gesto indica Maria ai suoi piedi, risponde con la frase scritta sulla tovaglia: “I poveri li avete sempre con voi, ma non sempre avete me”.

Ma altri personaggi appaiono. Vi sono, infatti, due figure con la barba che si affacciano da una un'elegante bifora. Sono immediatamente riconoscibili: si tratta di due farisei con le loro tipiche vesti e il filatterio sulla fronte (un astuccio di cuoio legato sulla testa contenente pergamene con alcuni passi della Torah) inviati a Betania a spiare le mosse di Gesù. I Sommi Sacerdoti, infatti, avevano già deciso di arrestare e uccidere insieme a Gesù anche Lazzaro “perché a causa sua molti Giudei se ne andavano e credevano in Gesù” (Gv 12,10-11).

Oltre la parete della casa si noti la grande costruzione del tempio di Gerusalemme (Betania è infatti a soli 3 Km) che è collegata da un drappo rosso con il ciborio della basilica sotto cui sta Gesù. L’antico luogo dei sacrifici è idealmente unito al nuovo luogo del sacrificio: sotto il ciborio, sull’altare, Cristo è sacerdote e vittima della nuova alleanza. Si tratta idealmente di un’unica grande casa: questo è, appunto il senso del drappo rosso. Gerusalemme, con il suo Tempio, con l’altare dei sacrifici e il cosiddetto mare di bronzo[3], sarà la tappa successiva della vita di Gesù.



[1] Per volontà di Papa Francesco, da quest’anno il 29 luglio figurerà nel Calendario Romano Generale la memoria dei santi Marta, Maria e Lazzaro.

[2] Un prezioso pigmento naturale ottenuto da cristalli, dal colore simile allo smeraldo, estratti da miniere del Kazakistan

[3] Si trattava di un gigantesco bacile utilizzato per le abluzioni, sostenuto da dodici buoi, decorato con zucche e melograni. Aveva un diametro di circa quattro metri e una circonferenza di circa tredici metri e poteva contenere 40.000 litri di acqua.

 

 

 

(L. Bissoli)