Carissimi,
il grande scrittore russo Boris Pasternak scrisse: “Dovremmo elevare e animare la nostra epoca contemporanea per far sì che ognuno dei giorni che viviamo diventi più prezioso, che dispiaccia perderlo e privarsene, affinché la vita divenga così attraente, colma di spiritualità e piena di ispirata bellezza che non possa sorgere il desiderio devastante di uccidere … Non conosco e non riesco a immaginare alcun’altra maniera di opporre resistenza alla guerra”.
Non c’è altro modo di opporci alla guerra se non quello di far crescere la pace nella grammatica mentale di tutti noi. Perché la pace non è solo assenza della guerra, non è neppure solo un sentimento, ma piuttosto un modo di pensare e di giudicare la vita e le scelte che la vita impone. La pace è anche però dono di Dio e condizione per la dignità umana.
Le guerre, come quella tra Palestinesi ed Israeliani oppure tra Russi ed Ucraini, scoppiano sempre “a valle”, quando tutta una infausta concatenazione di soprusi, violenze e fallimenti si è già prodotta e sembra diventata irrimediabile, i popoli, la gente comune, sono poi chiamati a pagare il conto finale senza essere stati interpellati sulle scelte decise dai potenti di questo mondo.
Già nel 1999 così scriveva il card. Martini nella Lettera Pastorale “Quale bellezza salverà il mondo”: Sento che ancora oggi la domanda su questa bellezza ci stimola fortemente: “Quale bellezza salverà il mondo?” Non basta deplorare e denunciare le brutture del nostro mondo. Non basta neppure, per la nostra epoca disincantata, parlare di giustizia, di doveri, di bene comune, di programmi pastorali, di esigenze evangeliche. Bisogna parlarne con un cuore carico di amore compassionevole, facendo esperienza di quella carità che dona con gioia e suscita entusiasmo: bisogna irradiare la bellezza di ciò che è vero e giusto nella vita, perché solo questa bellezza rapisce veramente i cuori e li rivolge a Dio. Occorre insomma far comprendere ciò che Pietro aveva capito di fronte a Gesù trasfigurato (Signore, è bello per noi restare qui!) e che Paolo, citando Isaia (52,7), sentiva di fronte al compito di annunciare il vangelo (Quanto sono belli i piedi di coloro che recano un lieto annunzio di bene!). Parole sempre attuali.
In questi giorni Papa Leone ricordando il monito di Gesù: «Metti via la spada», ci ammonisce che la pace è disarmata e disarmante, la pace non è solo deterrenza, ma fratellanza, non è un ultimatum, ma dialogo e non si costruisce con la forza e con la vittoria sui nemici, ma con l’amore e la giustizia. Quel «metti via la spada», insiste Papa Leone, «è parola rivolta ai potenti del mondo, a coloro che guidano le sorti dei popoli: abbiate l’audacia del disarmo! Ed è rivolta al tempo stesso a ciascuno di noi, per farci sempre più consapevoli che per nessuna idea, o fede, o politica noi possiamo uccidere. Da disarmare prima di tutto è il cuore, perché se non c’è pace in noi non daremo pace”. Se i grandi del mondo costruiscono imperi «con il potere e il denaro», Gesù ammonisce: «Voi però non fate così». Perché «Dio non fa così: il Maestro non ha troni, ma si cinge un asciugamano e si inginocchia ai piedi di ciascuno, Il suo impero è quel poco di spazio che basta per lavare i piedi dei suoi amici e prendersi cura di loro. E’ anche l’invito ad acquisire un punto di vista diverso per guardare il mondo dal basso, con gli occhi di chi soffre, non con l’ottica dei grandi; per guardare la storia con lo sguardo dei piccoli e non con la prospettiva dei potenti; per interpretare gli avvenimenti della storia con il punto di vista della vedova, dell’orfano, dello straniero, del bambino ferito, dell’esule, del fuggiasco. Con lo sguardo di chi fa naufragio, del povero Lazzaro, gettato alla porta del ricco epulone. Altrimenti non cambierà mai niente, e non sorgerà un tempo nuovo, un regno di giustizia e di pace».
Il Papa invita poi a recitare durante questo mese di ottobre la Preghiera del Santo Rosario per invocare il dono della pace. Facciamo nostro l’invito: tutte le sere alle ore 21:00 ci troveremo nella Cappella della Madonna di Fatima per invocare dalla Regina della Pace questo prezioso dono.
Infine, per approfondire e riflettere sul tema della pace in particolare in Terra Santa e nel Medioriente la nostra Assemblea Sinodale Decanale promuove un incontro per giovedì 23 ottobre alle ore 20.00 presso la Sala Gregorianum (Via Settala, 27) con collegamenti in diretta con il Card. Pierbattista Pizzaballa da Gerusalemme, con Mons. Paolo Martinelli da Abu Daby e con il Vescovo maronita del Libano Mounir. Appuntamento da non perdere!
- don Gianluigi