La parola di Gennaio

parola-mese Carissimi,  

con l’apertura della Porta santa in San Pietro da parte di Papa Francesco il giorno 24 dicembre ha preso avvio l’Anno Santo 2025 che si concluderà il 6 gennaio 2026, festa dell’Epifania. Nella nostra Diocesi ambrosiana l’Arcivescovo S. Ecc. Mons. Mario Delpini ha inaugurato l’anno del Giubileo domenica 29 con una processione dalla Piazza S. Stefano verso la porta del Duomo cui è seguito il pontificale.

Il primo a indire un Giubileo fu il papa Bonifacio VIII (1230-1303) nell’anno 1300 incentivando il pellegrinaggio a Roma sulle tombe dei due apostoli Pietro e Paolo al fine di chiedere la grazia del perdono dei peccati e della divina misericordia. A questo giubileo che portò a Roma circa 300.000 persone presero parte anche Dante e Giotto. Il papa Bonifacio prevedeva una cadenza ogni 100 anni, ma ben presto il Papa Clemente VI nel 1343 la portò a 50 anni e Papa Paolo II nel 1470 la ridusse a 25 anni. Ed è per questo che quest’anno 2025 viene celebrato un Anno Santo definito anche come Giubileo, termine che deriva dall’ebraico biblico in cui lo Jobel indicava il corno ritorto del montone suonato come una tromba nel tempio di Gerusalemme per proclamare il giorno dell’espiazione (Yom Kippur) che annunciava il termine di “sette settimane di anni” per cui l’anno successivo, il cinquantesimo, per gli ebrei era l’anno del Giubileo così come si stabilisce in Levitico 25,11. Era un anno in cui si dovevano liberare gli schiavi, i carcerati e comportava la remissione dei debiti e il “riposo della terra”: un autentico “conguaglio di misericordia” e di “salvaguardia anche della creazione”. All’inizio del suo ministero anche Gesù dice di esser stato mandato “a proclamare l’anno della misericordia del Signore” (Lc 4,18-22).

Il motto voluto da Papa Francesco nella Bolla di indizione (Spes non confundit) firmata il 9 maggio 2024 è “la speranza non delude”. Si tratta di un testo famoso della lettera di San Paolo ai Romani (5,5) che il Papa vuole inserire in uno scenario storico, sociale ed ecclesiale in cui la virtù della speranza sembra spesso vacillare in tanti uomini e popoli.

Questo Anno Santo presenta alcune novità indicate nella Bolla di indizione come segni  di  speranza: la pace per fermare la guerra (n. 8), il desiderio di trasmettere la vita al fine di far fronte alla denatalità (n. 9), qualche forma di amnistia o di condono di pena per liberare i carcerati. Quest’ultimo è un segno molto importante agli occhi di Papa Francesco radicato nella Bibbia (Lev 25; Is 61,1-2; Lc 4,18-19). Scrive nella Bolla: “Per offrire ai detenuti un segno concreto di vicinanza, io stesso desidero aprire una Porta Santa in un carcere, perchè sia per loro un simbolo che invita a guardare all’avvenire con speranza e con rinnovato impegno di vita” (n. 10). Altri segni di speranza sono quelli che Francesco auspica siano offerti agli ammalati (n. 11), ai giovani (n. 12), ai migranti (n. 13), agli anziani (n. 14) e ai poveri (n. 15).

Il papa fa poi due  appelli  pressanti: il primo rivolto ai governanti auspica il condono dei debiti ai “Paesi che mai potrebbero pagarli” (n. 16); il secondo è rivolto a tutti i cristiani (non solo ai cattolici) perché si proceda “nel cammino verso l’unità visibile” (n. 17). Questo obiettivo sarà anche favorito dalla celebrazione dell’anniversario del Concilio di Nicea (325 – 2025) quando la chiesa era una sola, e anche dalla provvidenziale coincidenza della Pasqua il 20 aprile 2025 per tutte le confessioni cristiane sia d’oriente che d’occidente.

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Nel sito del Giubileo si spiega poi il logo che anche noi abbiamo messo in prima pagina di questo Informatore: “E’ l’immagine di quattro figure stilizzate che indicano l’umanità proveniente dai quattro angoli della terra, l’una abbracciata all’altra per indicare la solidarietà e la fratellanza che devono accomunare i popoli, con l’aprifila aggrappato alla croce, segno della fede che abbraccia anch’essa e della speranza che non può mai essere abbandonata. La scelta dei colori per i personaggi: il rosso è l’amore, l’azione e la condivisione; il giallo/arancio è il colore del calore; il verde evoca la pace; l’azzurro/blu richiama la sicurezza e la protezione. Il nero e il grigio della croce/àncora rappresenta l’autorevolezza e l’aspetto interiore. L’intera raffigurazione mostra quando il cammino del pellegrino non sia un fatto individuale, ma comunitario che tende verso la Croce che si curva verso l’umanità, come per andarle incontro e non lasciarla sola, ma offrendo la certezza della presenza e la sicurezza della speranza. Le figure che si stringono tra loro guardano alla croce come un’ancora di salvezza”.

Non mi resta che augurarvi un buon Anno Santo.

 

  •                                                                                                                          don Gianluigi