La parola di Dicembre
Carissimi,
nel calendario appeso alla parete abbiamo girato la pagina di novembre e ci troviamo davanti al foglio dedicato al mese di dicembre. Nelle aspettative di molti, soprattutto dei bambini, si tratta di un mese magico.
Le vie della città si vestono delle piccole scintillanti luci del Natale, molti alberi e soprattutto gli abeti si ricoprono di palline colorate e di stelle luccicanti, i negozi - non solo del centro - offrono ai nostri sguardi luminose vetrine invitanti all’acquisto di un dono che esprima il nostro amore o la nostra riconoscenza, le pasticcerie poi rilasciano l’inconfondibile profumo del dolce tipico milanese, il panettone. Camminando per alcune vie del centro della nostra città si percepisce un’atmosfera contagiosa di serenità e gioia accompagnata dalle musiche tradizionali e dai canti – molti in lingua inglese – del Natale che ci raggiungono non dalle chiese, ma dai negozi dello shopping natalizio propiziato da improbabili Babbi Natale.
In un’epoca in cui il consumismo sembra dominare ogni aspetto della nostra vita, è importante fermarsi un momento e riflettere su cosa rappresenti davvero il Natale. Non è solo il gioioso giorno dello scambio di auguri e di doni e della festa della famiglia che si riunisce attorno alla tavola riccamente imbandita per l’annuale ricorrenza della celebrazione degli affetti e per condividere momenti autentici con le persone che amiamo a cui esprimere la nostra gratitudine; non è solo il giorno in cui siamo richiamati a gesti di generosità, di solidarietà e di altruismo verso quelle persone che vivono in condizioni di povertà, di disagio e di solitudine, per le quali il Natale non è sinonimo di gioia, ma di sofferenza e privazione; non è solo la festa per eccellenza della nostalgia per il suo intrinseco richiamo alla nostra infanzia quando si aiutavano i genitori ad addobbare l’albero e si giocava a spostare le statuine nel presepio di casa e in chiesa con gli altri bambini si cantava Tu scendi dalle stelle e Astro del ciel: un innegabile richiamo alle nostre radici, alle usanze e tradizioni familiari e locali incise nel DNA della nostra coscienza. Il Natale è soprattutto per noi cristiani la festa che ci fa rivivere l’esperienza di un Dio vicino, un “Dio con noi”: non siamo stati creati e abbandonati e dimenticati da Dio in questa landa sperduta dello sconfinato universo. Non dobbiamo noi con grande sforzo ascetico e mistico salire fino a Dio. E’ piuttosto Dio che è sceso, solo per amore, dentro la nostra povera umanità per salvarla, cioè per renderla migliore. Dio ama l’umanità e per questo 2000 anni fa ha mandato suo figlio Gesù dentro la nostra storia per fare suo il grido e l’anelito alla libertà e alla verità, per condividere tutto dell’esperienza umana compreso il dolore e la sofferenza e per mostrare a tutti la sua infinita misericordia, il suo amore per noi.
Se il figlio di Dio si è fatto uno di noi per amore, allora il cristiano non potrà non riconoscere l’infinita dignità di ogni essere umano al di là della razza, della nazione di provenienza, del colore della pelle. Per questo nel Natale non può non risuonare anche sulle nostre labbra il canto della gioia e della pace degli angeli: Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini amati dal Signore. Questo è il grande mistero che noi celebriamo con gioia nel giorno del Natale. Che questo Natale porti tutti a riscoprirne il vero valore e significato, allontanandoci dalle superficialità e avvicinandoci al senso autentico che rende questa festività così unica e speciale.
Tanti auguri di un Santo Natale
- don Gianluigi