Centenario della Madonna di Fatima in Duomo - 13 Maggio 2017
Scola ai chierichetti: «Aprite la giornata con un Segno di croce e, a sera, dite un’Ave Maria» Il cardinale Scola ha portato il suo saluto in Duomo a centinaia di chierichetti, riuniti, nel giorno del centenario della Madonna di Fatima, per il loro incontro diocesano.
«Avete un compito molto prezioso» ha detto l’Arcivescovo ai ragazzi, esprimendo il suo grazie
«Avete un compito molto prezioso: servire l’Eucaristia all’altare nelle occasioni in cui il popolo di Dio si raccoglie per essere sempre più vicino a Gesù. Per questo vi dico grazie». Il cardinale Scola entra in un Duomo invaso da moltissimi chierichetti provenienti da tutta la Diocesi che – anche loro con i catechisti, gli educatori, i genitori e i “don” – hanno voluto incontrarsi sotto lo sguardo della Madonna di Fatima. Tra preghiera, testimonianze, canti, ascolto della Parola di Dio, si svolge questo momento tradizionale organizzato dal Mo.Chi. (il Movimento Chierichetti), ma quest’anno diverso e straordinario. «A ottobre, in questo stesso Duomo, con i ministranti avevamo fatto una promessa: il 13 maggio saremmo stati qui e oggi ci siamo», dice monsignor Michele Di Tolve, rettore del Seminario, salutando l’Arcivescovo che, appunto, parla subito dell’impegno dei chierichetti «Che valore ha questo vostro essere presi a servizio? Perché lo svolgete con regolarità e serietà? Perché avete capito che Gesù è il senso e il motivo per cui noi cristiani viviamo». L’invito è a fare un Segno di croce ogni mattina, appena svegli, «che ricorda il sacrificio glorioso di Cristo che ci salva e l’amore tenero di Dio che è la Trinità». Dopo il “grazie” e il “compito”, una terza parola, quasi guardando negli occhi i ragazzi, uno a uno: «Servire l’Eucaristia vi mette a contatto con il mistero più grande della nostra vita: Gesù con la sua Risurrezione non ci ha lasciato, resta offerto a noi nell’Eucaristia. Voi contribuite a tale grande mistero offrendo i vostri servizi. Siete così vicini a Gesù che dovete imparare la bellezza e la bontà di questo dono». Infine, la quarta, e ultima parola, è tutta per la Maria, «davanti a questa effigie – non solo una copia – della Madonna che, a Fatima cento anni fa, tre ragazzi della vostra età hanno potuto accogliere in visione. Due piccolini sono morti presto in serenità perché volevano seguire Gesù come gli aveva indicato Maria. Avere la Madonna come colei che accompagna a Gesù e fa scoprire che tutti siamo fratelli e sorelle in Lui, è un dono grandissimo Ecco perché è molto bello che abbiate rispettato l’impegno ad essere qui per venerare e riconoscere la santità dei due e di Lucia che hanno ascoltato, per noi, ciò che la Vergine ha detto loro. Per questo è importante, prima di addormentarsi, dire un Ave Maria alla Madonna che è come una mamma, perché possa essere sempre un punto vivo di riferimento e protegga la vostra vita e la vostra vocazione specifica se sarete chiamati al matrimonio cristiano o a consacrarvi a Dio nelle varie forme o a seguire la strada del sacerdozio di cui abbiamo tanto bisogno. Come Maria, fate ogni cosa che Lui vi dirà: la Madonna ci insegni a camminare sulla via del bene che ci è stata rivelato in profondità da Gesù stesso». Il breve cenno di commiato è affidato don Pier Paolo Zannini, responsabile diocesano del Mo.Chi. che dice: «Ciò che mi colpisce e mi commuove maggiormente e che, in ogni occasione, l’ultimo pensiero del nostro Arcivescovo è sempre rivolto a Maria, a indicarci che in questo cammino bello ed esaltante della vita non siamo soli». Poi, velocemente tutti sul sagrato, dove la “Comunità Cenacolo” per i piccoli ha riservato un’animazione bella e piena di musica, mentre in Cattedrale entrano religiose e religiosi e ancora tanta gente per l’Adorazione eucaristica in favore delle vocazioni. La speranza e l’auspicio è che nel cuore dei chierichetti rimangano scritte le frasi ascoltate poco prima, sempre in Duomo, da Marco, oggi seminarista di III Teologia e, a 7 anni, a sua volta chierichetto. «Siamo qui per dire la nostra vocazione davanti a Maria che fu felice perché disse il suo “sì”. Davvero la nostra vita potrà essere felice solo con Gesù». Parole a cui aveva fatto eco il breve intervento proposto da monsignor Di Tolve a commento della pagina evangelica di Giovanni nell’episodio delle Nozze di Cana. «Come i servi che obbedirono a Maria e, facendo ciò che il Signore ordinò, cedettero in Lui, anche voi siete testimoni di Gesù che trasforma ogni tristezza in gioia. Ragazzi, all’altare di Gesù siamo tutti come questi servi, testimoni dell’amore di Gesù che si offre. Come loro che andarono a dire che l’acqua era stata trasformata in vino, noi dobbiamo raccontare a tutti ciò che Egli ha fatto, ma non solo con la bocca, ma con la vita. Capirete, allora, che è bello dire: “Ecco come Gesù questa è la mia vita: la voglio donare anche io”». (Annamaria BRACCINI)