La cruna dell'ego

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La nostra epoca ha profondamente bisogno di una rinnovata riflessione sull’umano in crisi. E crisi - nel suo etimo originale - vuol dire “valutare” seriamente fra opzioni, ovvero discernere e decidere.. Dunque questo è il tempo della responsabilità di fronte alle lacerazioni contemporanee. Nel nuovo libro di Pierangelo Sequeri - La “cruna dell’ego” uscire dal monoteismo del sé per i tipi di Vita e Pensiero - ci viene proposto un pensiero “vivo” che inquieta sì il lettore ma non lo abbandona nei tormenti del pessimismo.

Se è vero che la nostra è la società del “consumo” possiamo concordare con le istanze culturali del saggio: La libertà dell’individuo, l’affermazione di sé e dei propri diritti e desideri, punto focale della modernità, è diventata oggi il culto ossessivo dell’identità personale. Un vero e proprio ‘monoteismo del sé’ che, consumando compulsivamente il mondo e gli altri come puri strumenti della propria realizzazione, finisce per consumare la sua stessa umanità.

Parto da una provocazione: una regola aurea della macro-economia ci dice che senza “mercato” il solo consumo non genera benessere. Ebbene, applicato alla nostra riflessione etico-teologica, è necessario rovesciare lo schema di questo nuovo e ditruttivo monoteismo del sè il quale si accanisce insistentemente sul “chi siamo” invece che rispondere al più cruciale dei quesiti ovvero chiedersi “per chi siamo noi”. Nel saggio di Sequeri si apre perciò una breccia come una via di fuga e di liberazione dal presentismo ipertrofico attuale. E questa domanda di un paradigma interconnesso io-tu-noi-Dio finalmente apre la cortina di ferro dell’egoismo globale e inaugura l’avventura, ci rende esploratori di terre sconosciute e creatori di rapporti fecondi.

Nella mia esperienza di insegnante, quel che terrorizza gli alunni - più di ogni compito scritto o l’esame orale - è il sentirsi sprovvisti di desiderio, mancanti di un domani e di un destino. Questa fatica è la sensazione oggi più diffusa del disagio esistenziale. Diversamente da quanto pensano certi edonisti, il nostro non è affatto il tempo della liberazione del desiderio. Al contrario, è il tempo dell’eclissi del desiderio. Dobbiamo guardare - leggendo Sequeri - proprio alle giovani e giovanissime generazioni per cogliere i sintomi di questa affinità, oltre le apparenze. La stessa mancanza di orrore per l’avvilimento e la morte dell’altro essere umano filtra qua e là (ancora del tutto incompresa nella sua allarmante sintomaticità) dall’accanimento anaffettivo del branco sul clochard indifeso, sul compagno handicappato, sull’adolescente stuprata, sulla vittima designata dai social.

Per questi motivi ci si rifugia narcisisticamente nel sè, come un album fatto tutto di selfie dove i luoghi e gli altri sono da sfondo, marginali alla nostra esistenza. Da qui la provocazione che demitizza la vanità di oggi quando si legge che «cambiare rotta non è poi così difficile: Non si tratta di cancellare la dignità del soggetto libero e consapevole, sacrificandola all’alterità o alla collettività. Si tratta di uscire – mentalmente, anzitutto – dall’incantamento di Narciso, impasticcato e afasico, rompendogli lo specchio e mandandolo a lavorare. Scoprirà di essere migliore, sarà felice».

Il libro di Sequeri è un testo che richiede pazienza e ricettività da parte del lettore che viene condotto sulle tracce di una nuova cognizione dell’uomo-credente contemporaneo.

Giuseppe Trapani

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